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Pensieri, idee, consigli, speranze, opinioni, vaneggi e racconti di un sognante surfista metropolitano.


Paradiso Amaro

Pubblicato da lineup su 25 Febbraio 2012, 23:30pm

Tags: #Film del mese

Un George Clooney da Oscar e una regia impeccabile.

 

 

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Le Hawaii sono un vero paradiso terrestre, non il solito cliché "oceano, sole e un sacco di palme", sono uniche nel suo genere grazie alla varietà di paesaggi presenti nei territori (montagne alte 4000 metri di foreste pluviali, barriere coralline e vulcani), e grazie al mito che il turismo americano vi ha creato attorno, pubblicizzandole al mondo come isole in cui essere per sempre felici e contenti.
Ma i problemi, le sfortune, gli incidenti della vita raggiungono anche queste isole paradisiache. Non esiste un luogo dove tutto è perfetto, dove l'infelicità, l'inquietudine e il dolore non esistono, fanno parte della natura umana e sono sempre parte di essa.
Con "Paradiso Amaro" Alexander Payne vuole farcelo capire.
Matt King (George Clooney) è un avvocato che vive alle Hawaii con la famiglia, marito distratto e padre assente di due figlie. Quando la moglie ha un incidente in motoscafo ed entra in un coma irreversibile, la vita lo stravolge. Si trova a fare i conti con le figlie cui non è in grado di dedicarsi come la madre e che non ne riconoscono l'autorità. Entra in una crisi che tocca la sua massima potenza quando scopre che la moglie aveva un amante…
Non si sa se l'assonanza del suo cognome con la parola inglese "pain" (dolore) è alla base della sofferenza che affligge i personaggi dei suoi film (ricordate il personaggio di Paul Giamatti in Sideways?), ma in "Paradiso Amaro" Payne esagera! A Matt King gliene succedono veramente di ogni… il film sarebbe pesante e non poco, ma la vera bravura di Payne sta nellìalternare ironia, anche macabra, sarcasmo e il verificarsi di situazioni impossibili che, appunto per questo, risultano comiche, a momenti emotivamente terribili per l'essere umano. 
Payne non vuole solo parlarci di sofferenze che inseguono l'uomo anche nei paradisi terresti (la scelta di rappresentare le Hawaii con ambienti cupi, nuvolosi o piovosi, in antitesi con l'immaginario collettivo di paradiso luminoso, è una scelta stilistica geniale), ma ci vuole anche parlare della purezza che c'è nell'affrontare le crisi a muso duro, senza scappare, e che il superarle ci da una sensazione di gratificazione nella catarsi che ci fa sentire, alla fine, persone migliori, e felici, facendoci scoprire dentro di noi un energia che non credevamo d'avere, in grado di farci perdonare anche chi non credevamo se lo meritasse.
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